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Che differenza c'è tra marxisti e nazisti ?

Copertina libri 5

 

Pubblicato il V volume de LA CRISI DEL SISTEMA. In questo volume mettiamo in chiaro le differenze tra la scoperta di Auriti e le varie teorie economiche di stampo materialista per evitare che gli studiosi di Auriti si facciano confondere le idee da errate concezioni filosofiche della moneta e del suo valore sottostante. Critica filosofica a Smith, Ricardo, Marx, Gesell, Shacht e Von Mises.

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L'oggettivazione merceologica

"Venne un tempo in cui tutto divenne alienabile". Anzi, per meglio interpretare la filosofia eraclitea, venne un tempo in cui tutto divenne divenibile, dove il divenuto è merce. Di fatto, fu la miseria della filosofia. Ed anche di tutto il resto.

Miseria della filosofia è il titolo di un'opera di Karl Marx pubblicata nel 1847. Il virgolettato è tratto liberamente da un passo del primo capitolo dove viene criticato Proudhon, "socialista borghese" ispiratore di Gesell, che definisce la proprietà come un furto e fonda la sua teoria del "credito gratuito" ,basato sulla "Banca del Popolo", un credito cooperativo dove lo Stato non ha ingerenze significative. Il passo completo è questo: "Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate - virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. - tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore".

La moneta non è merce, e nemmeno denaro. Questa è una separazione squisitamente semantica, ma che significa separare nettamente l’emissione monetaria dalla sua circolazione. È denaro in fase di circolazione, ma è moneta anche prima della sua emissione. Molti usano il termine denaro nell'equivoco di considerare l'emissione monetaria come già provvista del valore economico che invece viene attribuito solo successivamente, dal fenomeno dell'induzione, esclusivamente in fase di circolazione.

Troppa gente parla di moneta ma intende solo denaro. In senso giuridico un bene è qualunque entità materiale o immateriale giuridicamente rilevante e giuridicamente tutelata. La nozione di bene in senso giuridico va distinta da quella in senso economico. Infatti, giuridicamente sono da tutelarsi non solo i beni in senso economico ma ogni bene giuridicamente tutelabile.

L’Art. 810 del Codice Civile definisce il concetto di bene giuridico e di bene economico, quest’ultimo suscettibile di valore di scambio:

Art. 810 cc

"Sono beni le cose (1) che possono formare oggetto di diritti [Art.832cc].

Note

(1) Bene giuridico è una cosa caratterizzata dall'utilità, cioè idoneità a soddisfare una necessità dell'uomo; dall'accessibilità, intesa come possibilità di subire espropriazione; dalla limitatezza, quale disponibilità limitata in natura. Questa definizione si distingue, perciò, da quella naturalistica di cosa: è possibile, infatti, che vi siano cose non beni giuridici, basti citare a questo proposito l'aria, e beni giuridici che non siano allo stesso tempo cose. Basti pensare, a tale riguardo, alle opere dell'ingegno. Le opere dell'ingegno, se brevettate, sono suscettibili di valutazione, ma per esempio acqua aria sola natura ecologia sono beni di proprietà dell'umanità. Vanno pertanto tutelati giuridicamente ma non possono essere suscettibili di valutazione in quanto inalienabili."

La moneta, dunque, è un bene immateriale e giuridicamente tutelato, inalienabile e non suscettibile di valutazione economica, quindi priva di valore di scambio, finché non entra in circolazione tramite l'accettazione del relativo simbolo econometrico. Nel momento dell'accettazione il portatore induce nella moneta quel valore che le consente di essere riconosciuta anche come bene economico, ovvero denaro, a contenuto patrimoniale e ad utilità ripetuta in quanto ne rappresenta il potere d'acquisto.

Se prima che diventi anche denaro circolando la moneta non è suscettibile di valutazione allora non può essere posta a bilancio economico. La moneta, essendo uno strumento scaturente da un'idea, dall'intelletto dell’uomo, della comunità, prima che entri in circolazione non ha valore economico perché il suo sottostante consiste semplicemente ed esclusivamente nell’oggetto sociale, nella convenzione il cui valore economico è il rapporto intersoggettivo tra fasi di tempo che si instaura mentre circola e non prima o durante l’emissione.

Al contrario, proprio nel tentativo di iscriverla all'attivo o al passivo, la moneta creata dal nulla presta il fianco a quella precisa cosa a cui le tesi sulla proprietà del portatore della moneta si oppongono: l’emissione di moneta tramite il prestito a interesse.

Sostenere che la moneta non deve essere emessa come prestito significa che essa non è soggetta a valutazione prima che entri in circolazione, e quindi il suo valore non può essere iscritto a bilancio di una banca o qualunque entità la emetta perché semplicemente questo valore non esiste finché, per accettazione, la moneta non entra in circolazione. Qui è bene specificare che il fenomeno dell'induzione immediatamente conseguente all'accettazione non avviene all'atto dell'emissione con una funzione di tipo impulsivo che assomiglia alla delta di Dirac, ma ogni singola volta che la moneta viene scambiata conto merce mentre circola (la moneta che sia cartacea o immateriale, la merce che sia bene mobile o immobile ma comunque soggetto a valutazione secondo quanto menzionato all'Art.810 cc). Inoltre, essendo la moneta scaturente da un'idea non c'è necessità di accumulo e quindi di creare una riserva o uno stock. Le riserve si creano quando c'è rarità, ma con una moneta emessa come proprietà giuridicamente tutelata del portatore non sussiste il bisogno di accumularla nemmeno marginalisticamente parlando.

Sostenere che l’emissione monetaria va iscritta a bilancio, è del tutto equivalente a sostenere la moneta merce, ovvero, l’emissione creditizia. Invece, l’emissione monetaria non va contabilizzata in modo merceologico; il segno del denaro (la moneta) deve essere riportato su appositi libri del Ministero del Tesoro che lo emette come proprietà del portatore, che non sono contabili nel senso abacista o algorista del termine, ma libri che servono a mantenere memoria giuridica dell'emissione da utilizzare solo successivamente, nella contabilizzazione questa volta sì, del valore patrimoniale di opere pubbliche e beni economicamente rilevanti scaturenti dalla circolazione della moneta sia in ambito privato che di cosa pubblica.

di Giovanni Moretti
Scuola di Studi Giuridici e Monetari - Giacinto Auriti
12/02/2017

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