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Economisti "fuori dalla realtà" - il caso Bagnai

Scritto da Redazione.

del prof.  Giovanni Zibordi



"... la logica sottostante alla svalutazione argentina di fine 2001, o a quella italiana di fine 1992, è esattamente identica: cambiano solo i numeri. In entrambi i casi il cambio nominale si svalutò di quanto era necessario per recuperare il differenziale di inflazione cumulato rispetto al paese "core", secondo il modello economico detto della parità relativa del potere d'acquisto, il quale stabilisce appunto che il cambio nominale tende a "recuperare" quello che il differenziale di inflazione ha fatto perdere al paese "satellite" rispetto al paese "nucleo". Vi faccio un esempio.

Nel 1992 l'Italia aveva mantenuto il cambio sostanzialmente fisso rispetto al marco tedesco per i cinque anni precedenti (il cosiddetto Sme credibile).
Nello stesso periodo aveva avuto in media 4 punti di inflazione in più della Germania. Siccome 5x4=20, il cambio nominale dovette svalutarsi del 20% per rendere i prodotti italiani nuovamente competitivi(cioè: la valuta si deprezzò più o meno esattamente di quanto si erano complessivamente "apprezzati" i prodotti italiani rispetto a quelli tedeschi, ovvero di circa il 20%, cioè del 4% all'anno per 5 anni. Ai fini matematici e astrofili dilettanti segnalo che sto facendo un calcolo approssimativo e ne sono consapevole: il 4% all'anno per 5 anni non dà il 20% ma il 21.6%)..
(leggi il resto qui...

 
 
 

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( ed ora veniamo a noi )

Il prof. Bagnai cita il solito esempio dell'Argentina, quello dell'Italia del 1992 e papers di professori di Harvard e simili con questa teoria (che rappresenta la scienza...) e garantisce che anche oggi, nel 2014, se si tornasse alla lira funzionerà così e avremo un bel -20%, ma non di più verso marco/euro, che è proprio quello che prescrive il dottore, per risollevare l'export e ridurre l'import (la dose giusta di svalutazione, senza esagerare...)

Chiunque abbia osservato i cambi invece su questa teoria ci ride un poco sopra, perchè di fatto il mercato finanziario ora funziona al contrario e anche per dieci anni di fila: si comprano le valute che hanno interessi più alti e ovviamente sono anche quelle dei paesi che hanno inflazione più alta (salvo i casi di sfacelo come l'Argentina...).

Due esempi macroscopici.

L'euro ad esempio dal 1999-2000 è salito del 40% e rotti contro lo Yen e questo secondo la teoria doveva riflettere un inflazione più bassa in Europa che in Giappne. Anche i bambini dell'asilo sanno che in Giappone l'inflazione era NEGATIVA, in media un -0.3% circa per cui il differenziale di inflazione cumulato era di circa 20 punti a favore del Giappone e l'Euro avrebbe dovuto svalutarsi secondo Bagnai e la "scienza" economica del -20% Invece si è rivalutato del 40%. (vedi grafico in fondo)

Secondo esempio. L'euro contro la Sterlina dal 1999-2000 è salito del 40% e rotti fino al 2008 e questo secondo la teoria doveva riflettere un inflazione più bassa in Europa che in Inghilterra, ma....se guardi la tabella Eurostat sotto il differenziale di inflazione cumulato era di 3-4 punti a favore degli inglesi, ergo l'Euro avrebbe dovuto svalutarsi secondo Bagnai e la "scienza" economica.... invece si è rivalutato del 40%. Il colmo è che negli ultimi 4 anni gli inglesi grazie al QE hanno avuto inflazione vicino al 4% mentre nell'eurozona è scesa sotto l'1% e.... la sterlina è SALITA!!!! (vedi grafici in fondo )

Non sto a infierire con altri esempi, ma l'articolo di Bagnai è pieno di riferimenti ai "modelli degli economisti", che gli operatori di mercato seguirebbero nella pratica... della serie vivo fuori dalla realtà economica, ma lo compenso con l'arroganza...

[ovviamente il discorso è più complicato, nel lungo-lungo-lungo periodo i cambi riflettono in buona parte il differenziale cumulato di inflazione, ma sempre di meno, perchè negli ultimi 20 anni il mercato dei cambi è aumentato di 300 volte di dimensione, muove trillioni al giorno e per il 97% è fatto di transazioni speculative e per il 3% circa di transazioni commerciali. Di conseguenza da circa 20 anni i cambi riflettono più che altro i "carry trade" dei grandi fondi e quindi i differenziali positivi di interesse che riflettono a loro volta l'inflazione per cui il meccanismo funziona esattamente al contrario di quello che dice la "SCIENZA" dei professori.. ]

Il succo qual'è ? Oggi il mercato finanziario è Gozilla, è talmente colossale che domina l'economia reale e non la riflette, distorce anche i cambi per cinque o dieci anni di seguito... puoi avere andamenti dei cambi "bizzarri"... In parole povere oggi se sei un paese che ha un pareggio con l'estero e non troppo indebitato con l'estero (come l'Italia) e inflazione più alta della media, che richiede tassi di interesse più alti, puoi anche avere oscillazioni in alto del cambio se rassicuri il mercato con una crescita di PIL (tipo Gran Bretagna o Nuova Zelanda).... Puoi ritrovarti che rispetto al dollaro (a cui sono agganciate di fatto 2/3 delle valute del mondo) invece ti rivaluti, perchè loro si possono permettere tassi zero forever e tu essendo l'Italietta sei nervoso e offri tassi più alti al mercato e questo se solo cresci un poco ti fa un bel "carry trade" ...

Viceversa, a seconda di come sei percepito in termini del tuo debito pubblico comprato all'estero, se vieni "visto male" (o ti vogliono fare del male) puoi avere oscillazioni in basso del -40% o più. Cioè non puoi affatto contare che se torni alla lira, passate le prime oscillazioni, poi svaluti del -20% rispetto al marco e ti stabilizzi. Potresti perdere il -45% se al mercato gira male e per diversi anni.

Ultima cosa: Il Giappone è già più di un anno che ha svalutato contro euro del -36% circa e contro dollaro del -30% e cosa è successo alla sua bilancia commerciale ? E' PEGGIORATA... (anche qui la "scienza" è in difficoltà...hehehe )

inflazione-giappone-eurozona-uk

 

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Cobraf.com - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale della Scuola di Studi Giuridici e Monetari - "Giacinto Auriti", che rimane autonoma e indipendente.