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L'assurdità del cambio fisso

Scritto da Redazione.

cambio fisso

 

di Massimiliano Scorrano (23/05/2016)

Come ti cambio il cambio

Diceva il prof. Giacinto Auriti che la moneta è misura del valore e valore della misura. Lo abbiamo ascoltato spesso dire questa frase nelle sue numerose trasmissioni televisive (1) ma soprattutto lo abbiamo studiato sui suoi libri. E’ un concetto importante quello che ci ha rivelato con i suoi studi in oltre quaranta anni di ricerche e pubblicazioni, sino ad arrivare alla teoria del valore indotto della moneta, strumento mentale convenzionale basato sulla fiducia (2) come sostiene anche il prof. Ezio Sciarra, sociologo.

Nel sostenere che è una unità di misura si rischia di cadere in alcune contraddizioni interpretative. Questa unità di misura è convenzionalmente utilizzata ed accettata in un delimitato territorio, spesso coincidente con i confini nazionali dello Stato. Pertanto, ogni unità di misura viene utilizzata per misurare il valore dei beni e dei servizi prodotti e scambiati nel territorio in cui opera tale convenzione. Tanto è vero che, come il linguaggio umano rappresenta la Torre di Babele, per la quantità di idiomi esistenti che minano la comprensione del pensiero tra esseri senzienti, così spesso si può assistere alla babele delle monete che non consentono l’immediata ed esatta corrispondenza di misurazione dei valori tra una moneta in uso in un territorio e quella in uso in un altro territorio. Però potremmo tutti esclamare all’unisono: “come qualsiasi unità di misura esistono le equivalenze e sono rapporti fissi fortunatamente!” Problema risolto e tutti a casa ad occuparci dei veri problemi o delle cose che più ci aggradano.

Infatti, le unità di misure moderne più utilizzate sono il Metro e la Yard, con i loro multipli e sottomultipli. Oppure il peso, dove quelli che vanno per la maggiore sono il Chilogrammo e la Libbra. Per non farci mancare niente abbiamo pensato di standardizzare anche il concetto di misurazione dei liquidi con il Litro ed il Gallone. Convenzionalmente abbiamo provveduto anche a fornire un’unità di misura al tempo. C’è solo un piccola questione da tener conto. Quando abbiamo la necessità, per esempio, di misurare la lunghezza di un oggetto utilizziamo il metro e per farlo comprendere ad uno statunitense, grazie alle equivalenze, trasformiamo la misurazione in yard. Il metro però ce lo teniamo, non glielo consegniamo. Quando eseguiamo un acquisto in valuta estera per comprenderne la convenienza ci precipitiamo ad eseguire il calcolo per assicurarci di quanti Euro occorrano per fare un dollaro e viceversa. Se non dovessimo acquistare quel bene ci saremmo limitati alla sola misurazione mentre se dovessimo portare a compimento la transazione assisteremmo alla consegna di quell’unità di misura dalle nostre mani al venditore in valuta estera. Gli abbiamo consegnato la nostra unità di misura in sostanza. A forza di misurare in territorio straniero potremmo rimanere senza unità di misura. 

Sui cambi si era espresso anche il prof. Auriti. Scriveva ,infatti, che tre sono i sistemi di cambio tradizionalmente operanti: a) libera convertibilità delle monete; b) cambio fisso; c) cambio flessibile entro limiti rigidi di oscillazione.”(3) Tutte e tre le soluzioni recano con sè pregi e difetti ed il Professore non si era espresso per una soluzione rispetto ad un’altra. In un certo senso ha assunto una posizione neutrale del problema.

La prima edizione del libro indicato in bibliografia è stata pubblicata nel 1981 e il Prof. Auriti, venuto a mancare nel 2006, non ha mai provveduto a variare la propria posizione di neutralità. Lo stesso Auriti però, nello stesso libro, affrontava un altro argomento ben più spinoso ossia quella della tassazione. Cosa diceva al riguardo? Sosteneva che in condizione di moneta debito e di rarità monetaria la tassazione era una grande ingiustizia. Infatti “mentre il tributo tradizionale era il corrispettivo delle funzioni e dei servizi resi dallo Stato, ora lo scopo del prelievo fiscale è diventato il prosciugamento monetario del mercato senza altro corrispettivo che quello di prosciugarlo…”(4) Da quanto esposto riusciamo a comprendere che il cruccio del professore era quello di far in modo che la quantità di moneta non diminuisse dalle disponibilità del popolo. Le importazioni acuiscono la rarità monetaria, invece, ed il problema è stato affrontato anche con un’altra pubblicazione dal titolo Come il frigorifero tedesco ha fatto chiudere la Indesit” (5).

Alla luce di quanto lasciatoci in eredità riteniamo che le politiche monetarie da attuare siano tutte quelle miranti a non diminuire la giusta quantità di moneta in circolazione in un territorio. Venendo ai problemi italici, possiamo tranquillamente affermare che con l’avvento dell’euro siamo entrati in regime di tasso fisso di cambio e che in sostanza siamo nell’impossibilità di svalutare. Quindi anche il conio di una moneta unificatrice a cambio fisso non è sinonimo di risoluzione dei mali monetari. Lo Stato può intervenire, per scongiurare l’emorragia dell’unità di misura all’estero, imponendo dazi doganali o svalutando ma, come sostengono alcuni economisti, tra cui il Prof. Bagnai (6), a volte vi è la necessità di svalutare perché gli Stati con il loro popolo, usi costumi ed abitudini creano le loro equazioni di utilità e bisogni ed attraverso questo esercizio si rendono esportatori o importatori rispetto al resto del mondo, ognuno con la propria unità di misura.

Il cambio non è la costante di gravitazione universale. Non è qualcosa di iscritto dalla divinità nel grande libro della creazione. È una cosa umana, mutevole, transeunte e convenzionale come tutte le cose umane. Dire che il cambio è fisso non significa dire che esiste da qualche parte un “muro dei cambi” dove nostro Signore, o Mosè sceso dal Sinai, con un gran martellaccio e un chiodo “fissano” il cambio a una certa altezza. Non è così. Dire che il cambio è fisso, in un’economia moderna, significa dire che qualcuno interviene attivamente, giorno per giorno, per ripristinare sul mercato valutario condizioni di equilibrio.” (7) . “Il cambio rigido verso il Sud Europa, e sottovalutato per il Nord, è servito al Nord Europa non solo ad accumulare crediti verso il Sud, ma anche e soprattutto a difenderne il valore. L’euro non solo ha causato, come ormai è evidente, gli squilibri intraeuropei, ma è servito anche e soprattutto a difendere la posizione patrimoniale di chi ne aveva beneficiato, il quale ora, dato che il gioco si è spinto troppo in là, comincia a patirne anche lui le conseguenze.” (8).

Non pensiamo che la soluzione possa essere l’invenzione di una moneta unica mondiale per il semplice fatto che, a prescindere dai confini nazionali, sui territori non vi sia equa distribuzione delle risorse e vi sarebbero sempre territori in surplus di esportazioni rispetto ad altri territori, anche all’interno dei confini nazionali. Ma mentre internamente si può pensare a dei riequilibri, fuori dai confini non avverrebbe mai.

Abbiamo voluto riportare alcune dichiarazioni del Prof. Bagnai con le quali critica l’Euro ed il suo sistema di cambio fisso imposto alle nazioni che lo compongono, molto diverse tra loro, in quanto sono gli stessi ammonimenti che fece Auriti sul cambio fisso decenni prima dell'introduzione dell'Euro, quando scrisse:
<<La moneta è una unità di misura oscillante nella entità del suo valore, ossia del suo potere d'acquisto, non solamente per iniziative degli organi monetari, ma anche per le più varie cause operanti sul mercato (produzione, consumo, offerta e domanda di merce o di denaro, prezzo dei petrolio ecc.), per cui non è facile a volte individuare le cause delle spinte inflazionistiche o deflazionistiche(…)A titolo di esempio facciamo il caso che venga instaurato il cambio fisso tra lira e marco tedesco nel, rapporto di 400 a 1. Se al momento in cui il cambio fisso viene adottato, una unità di merce costa 400 lire in Italia ed 1 marco in Germania, per l'acquirente sarà indifferente acquistare l'unità di merce nell'una o nell'altra nazione. Se però, malgrado il mantenimento del cambio fisso le spinte inflazionistiche interne sono di diversa entità, e se l'inflazione in Italia è del 50 per cento ed in Germania dello 0 per cento, avviene che la medesima unità di merce potrà essere acquistata in Italia al prezzo di 600 lire e in Germania sempre al medesimo prezzo di 1 marco. A questo punto l'operatore economico italiano avrà interesse ad acquistare il detto prodotto in Germania, in quanto in virtù del cambio fisso sarà messo in condizione di ottenere 1 marco per 400 lire, pagando al vecchio prezzo il prodotto in Germania. Questo esempio sta a significare che con il cambio fisso si determina la predisposizione del mercato con moneta sopravalutata (nel nostro esempio l'Italia) all'importazione, con il conseguente fermo produttivo e ristagno economico; mentre invece il mercato con moneta sottovalutata (nel nostro esempio la Germania) è predisposto all'incremento produttivo ed alla esportazione.

Nei fatti un esperimento di cambio fisso c’è già ed è naufragato sotto gli occhi di tutti: l'Euro. Anche se queste sono questioni di economisti, succedanee alla questione giuridica della proprietà popolare della moneta. Riteniamo che il professore Auriti si sia espresso in modo molto chiaro al riguardo e riteniamo, in forza dell’enorme lascito culturale, che l’essenzialità dei suoi studi portino verso un’unica conclusione: avrebbe combattuto tutte le politiche causanti la rarità monetaria.

Bibliografia

  1. https://www.youtube.com/watch?v=klkDzbnV2cs

  2. https://www.youtube.com/watch?v=Ba10tmZHEiQ (minuto 6’ 35”)

  3. L’ordinamento internazionale del sistema monetario – Giacinto Auriti – Solfanelli – pag. 29

  4. L’ordinamento internazionale del sistema monetario – Giacinto Auriti – Solfanelli – pag. 68

  5. http://www.giacintoauriti.eu/notizie/96-come-il-frigorifero-tedesco-fa-chiudere-la-indesit.html

  6. http://www.asimmetrie.org/op-ed/la-trappola-nascosta-nel-cambio-fisso/

  7. http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/1992-le-lievi-imprecisioni-del-corsera.html

  8. https://goofynomics.blogspot.it/2016/05/keynes-draghi-gollum-e-i-tassi-negativi.html