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Dicono del prof. Auriti

Dicono del Prof. Auriti

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L’8 marzo del 1993 il Prof. Giacinto Auriti presentò denuncia nei confronti dell’allora Governatore della Banca d’Italia per truffa, falso in bilancio, appropriazione indebita, istigazione al suicidio ecc. e molti indicano questa azione come l’unica ed esaustiva del suo impegno riguardo la questione monetaria.

Il Prof. Auriti, è vero, affrontava principalmente l’argomento Banca Centrale apparentemente tralasciando tutta l’attività del sistema delle banche commerciali. Fine giurista, egli sapeva per certo che per l’azione giudiziaria di cui si è fatto attore aveva necessità di individuare la “persona” responsabile del reato. Questo perché a differenza delle responsabilità individuabili dal codice civile, nel quale è possibile richiedere il risarcimento a più persone, fisiche o giuridiche, nel campo penale deve essere chiaro chi commette il reato. Avendo empiricamente provato, con la teoria del valore indotto e della proprietà popolare della moneta, che la Banca Centrale si appropriava, e si appropria tutt’ora, di un bene di proprietà di altri, aveva giustamente individuato il reo nell’allora Governatore della Banca d’Italia.

Tra i poteri della Banca d’Italia, o della Banca Centrale comunque la si voglia appellare, vi era appunto quello di emissione della moneta a corso legale, ma anche quello di organo di controllo per la corretta esecuzione dell’attività del credito degli altri Istituti Bancari. Attraverso l’azione giudiziaria verso la Banca d’Italia avrebbe automaticamente, e a cascata, regolamentato l’attività di tutto il sistema bancario. Inoltre, in forza della necessità di dover individuare il reo di ogni singola Banca Commerciale, tale azione sarebbe stata farraginosa, ridondante non verso ogni singolo Istituto ma verso ogni funzionario, un’azione mastodontica e di per se inutile che, nella maggior parte dei casi, avrebbe visto rigettare l’accusa con addebito delle spese processuali. Ma non è vero che il Prof. Auriti non muoveva le sue accuse anche contro il sistema delle Banche Commerciali. L’attività comunicativa del professore di Guardiagrele si alternava elegantemente tra testi accademici, libri, papers, convegni, interviste e trasmissioni televisive, assumendo una diversa impostazione pur parlando sempre e comunque dello stesso argomento. Per esempio, nella trasmissione televisiva del 27/03/1998(1), argomento La Borsa, il prof. Auriti pronuncia queste parole dal minuto 2’ 37”:

“… ora mentre prima questo valore era incorporato nella conchiglia, l’oro, l’argento il rame … di colpo ecco che diventa il pacchetto azionario. Però il pacchetto azionario nelle mani di chi sta? Sta nelle mani di chi controlla il pacchetto azionario, cioè essenzialmente delle banche. Le banche oggi sono diventate le maggiori azioniste di tutte le società quotate in borsa. E allora che cosa avviene? Siccome le banche hanno a disposizione, senza limiti e senza costo, tutto il denaro che vogliono, possono manovrare tutte le quotazioni di borsa … chi ha cominciato questa regola di incorporare nei titola azionari i valori convenzionali, come è noto, è stato Soros. Soros, il quale è riuscito a creare un incremento di liquidità, cioè di valori monetari – di valore indotto – attraverso queste attività di borsa…operando nell’ambito delle società rette da un unico sistema collegate fra loro. Come è avvenuto questo? Questo è avvenuto con la tecnica dell’aumento della velocità di circolazione … quindi si crea un aumento del valore indotto con il tasto del computer.”

Possiamo trovare tante altre fonti storiche. L’importante è porsi nel modo corretto di fronte ai messaggi che ci giungono, cercando di essere attenti a recepire soprattutto quelli che non ci colpiscono nell’immediato. La verità, infatti, se non dichiarata direttamente dalla fonte (e il Professore ha pronunciato più e più volte queste frasi) si recepisce indirettamente attraverso l’analisi di tutta una serie di comportamenti, per esempio per facta concludentia. Diventa pertanto fondamentale la ricerca della verità. Dove si colloca la verità delle tesi e dei comportamenti di Auriti? Qui si vuole indicare la posizione di sostanziale accordo e coerenza con un dato o una realtà oggettiva, avente caratteristiche o proprietà che in senso assoluto non possono essere false. Il principio di non contraddizione ci concede la possibilità di esercitarci per collocare la verità di Auriti e giustificarne la sua azione ed il suo comportamento. In virtù di tale principio, e dal momento che sia la Banca Centrale che le Banche Commerciali, pur rivolgendosi a una platea differente, svolgono la medesima attività, possiamo tranquillamente affermare che il professore si occupava anche di Banche Commerciali. Pertanto l’azione svolta dal professor Auriti non può essere relegata e liquidata beceramente a mera crociata anti-bancacentrale.

Che le attività delle Banche Commerciali rientrino nel focus auritiano è comprovato anche dalle numerose spiegazioni delle attività di borsa, appunto. Attività da cui il giurista di Guardiagrele ci aveva invitati a prendere le distanze tanti anni prima e che, come accade sempre più spesso, trova conferme della disarmante lungimiranza nella lettura degli accadimenti recenti.

Daniele Chicca, firmatario dell'articolo “Multinazionali, direttrice: creiamo soldi dal nulla”(2), in questo articolo, mai confermata la fonte, fa riferimento agli stessi meccanismi di borsa spiegati dal nostro Professore.

Il giornalista non lo spiega ma possiamo pensare a una normale operazione di L.B.O., Leverage Buy-Out. Che cos'è l’L.B.O.? Fino al 2008 in Italia non era consentito. L'operazione si concretizza in:

  1. Un soggetto finanziatore (Banca) che finanzia l'operazione di acquisizione di una Società quotata in borsa

  2. Un soggetto (Società) che vuole acquisire un pacchetto azionario quotato in borsa, creando una società veicolo destinataria del finanziamento dell'operazione

  3. Il pagamento di interessi e spese da parte del finanziato verso il finanziatore utilizzando l'effetto leva (valore indotto) generato dall'operazione

Nel caso di specie è possibile che non abbiano creato la Società vettore, utilizzando direttamente l'effetto leva del trading on line e quindi, come già aveva detto il prof. Auriti venti anni prima, sfruttare il potere del valore indotto unito al potere bancario, che evidentemente non si limita alle attività della sola banca centrale, e se il professore di Guardiagrele si fosse occupato solo di questa non avrebbe avuto motivo di parlare anche d’altro. È singolare e beffardo constatare come gli unici che abbiano capito e sappiano perfettamente come funziona la Teoria del valore indotto siano proprio coloro che il professore combatteva. Non lo hanno capito invece soprattutto i nostri politici che si scagliano contro l’utilizzo del contante, prepotente cavallo di battaglia elettorale, i quali si ostinano a vedere la pagliuzza (dal 3% al 7%) della cosiddetta propensione a detenere contante, contro l’enorme trave (93% 97%) di moneta scritturale con la quale si eseguono i giochi di borsa di cui sopra.

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A pag. 50 del libro "L'ordinamento internazionale del sistema monetario" il Prof Auriti spiega la truffa monetaria riportando le parole del fondatore della Banca d'Inghilterra:

La famosa frase di William Paterson: «Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla», che appare spregiudicatamente sincera, in effetti nasconde la parte più importante della verità, perché non è vero che il banco si arricchisce solo dell'interesse, ma anche e innanzitutto della stessa moneta, il cui valore non è creato dalla banca, ma dalla collettività.”

CHE SIGNIFICA?

È noto che Auriti è lo scopritore della tesi sul valore indotto, che non ha NULLA di materiale, anche perché non siamo Dio e una creazione MATERIALE dal nulla, per noi uomini è impossibile. Se il valore non è materia allora va da sé che è spirito, ossia rappresenta un bene immateriale frutto della convenzione sociale ed è esattamente questo che il Professore di Guardiagrele intendeva: l'arrogarsi un diritto spettante alla collettività.

È il famoso 200% che l'élite sottrae al popolo (-100%) per poi riaddebitarlo allo stesso, prestandogli ciò che è già suo (- 100% ancora). Ecco quindi che il beneficio di cui si avvantaggia la classe dominante è diritto, e cioè puro spirito, ovvero il valore di quel momento edonistico sul quale il giurista abruzzese più volte, e non per nulla, si sofferma nei suoi scritti. Se così non fosse si ricadrebbe nella concezione materialistica del denaro, che è ben lungi dal pensiero auritiano. Senza contare che in quel caso si dovrebbe dire QUAL è la merce di riferimento, tenendo presente che se c'è un capitale esistente è contraddittorio affermare che questo si crea dal nulla.

Siccome è pacifico che il denaro si crea al momento del prestito, è evidente che alla base di tutto c'è un vuoto che va colmato. È ormai assodato che sono i prestiti a generare la massa monetaria, ossia si parte da un VUOTO che deve giocoforza essere colmato nel solo modo possibile, ossia attraverso le COMPENSAZIONI: quando mi reco a versare denaro in banca esso va a compensare l'ammanco iniziale.

Da ciò derivano tutte le storture del sistema, onde occorre incamerare valuta per colmare il vuoto iniziale. Per tale ragione è così importante essere competitivi sull'export. Quando non si riesce a incamerare un surplus di moneta dall'estero è logico corollario il fallimento a catena, perché se Tizio ripaga il suo debito è perché Caio non ci è riuscito.

Sul punto si è espresso anche il governatore della BCE, indicando la moneta scritturale come IOU, I Owe You, io ti devo, cioè cambiali ossia espressioni di un valore FUTURO che deve essere ancora realizzato.

In effetti, le variabili della rendita monetaria sono: capitale C, tasso d'interesse i, tempo t. Nei periodi di restrizione del credito o di deflazione come quello in cui oggi viviamo, caratterizzato da bassi tassi di interesse, per assicurare la rendita monetaria voluta occorre sacrificare più tempo e quindi lavorare di più, cioè essere più produttivi, che in un sistema di cambi fissi si traduce in un abbassamento di salari. La deflazione da debiti è necessaria al fine di espropriare il popolo, arrivando anche ad approvare leggi come il BAIL-IN. È così che si spiega la crisi odierna: dal non essere, non si genera l'essere. C'è poco da fare.

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Il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata della proprietà, è stato fatto signore del mondo.

Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l'oggetto in senso eminente. L'universalità della sua proprietà costituisce l'onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi come ente onnipotente.

Poiché il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane.”

A proposito di sistema monetario e di moneta, intesa come strumento intercambiabile con merce e allo stesso tempo sia debito che credito. Tanto per continuare a raffrontarla nella concezione marxiana, nel ciclo m-d-m (merce-denaro-merce) la merce ha una "metamorfosi" in denaro quando viene acquistata e questo contemporaneamente "muta forma" in merce quando questa viene venduta, sviluppando il valore d'uso e d'acquisto simmetricamente e complementarmente per entrambe le parti della transazione.

Questa è la prima marxiana "metamorfosi della merce", che diventa denaro e che per chi legge implica equivalenza, tra merce e denaro e quindi che anche il denaro sia semplicemente merce e non "merce speciale", anche se per specialità il prussiano intendeva semplicemente la sua capacità di tramutarsi.

Ma c'è una seconda metamorfosi, la “metamorfosi del capitale”, tramite la quale il denaro, ovvero la merce a seguito della sua metamorfosi in denaro, che incorpora una forma cristallizzata di lavoro, si trasforma in capitale incorporando il plusvalore sottratto ai lavoratori a mezzo dell'interruzione del ciclo m-d-m, introducendo il concetto di tesaurizzazione ripreso poi da moltissimi, come Gesell e il suo freigeld deperibile, Steiner e la sua moneta tripartita, Pound e la sua fiscalità monetaria, e Keynes con il suo cruccio per la "preferenza per la liquidità" e le sue politiche fiscali che in qualche modo dovevano essere redistributive, questa è sostanzialmente la ragione per cui Keynes viene letto come socialista.

Ecco, per usare un linguaggio comprensibile a un marxista, la ragione per cui la moneta deve essere proprietà del portatore, ed è totalmente inutile e ridicolo fingere di non sapere che proprietà non è semplice possesso, è proprio quella per cui il plusvalore appartiene ai lavoratori e non può essere defraudato da chi interrompe il ciclo m-d-m. Infatti,

L'ente estraneo, al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, al servizio del quale sta il lavoro e per il godimento del quale sta il prodotto del lavoro, può essere soltanto l'uomo stesso. Quando il prodotto del lavoro non appartiene all'operaio e gli sta di fronte come una potenza estranea, ciò è solo possibile in quanto esso appartiene ad un altro uomo estraneo all'operaio.”

Per Marx il capitalismo è finalizzato all'accumulazione di denaro e non al consumo delle merci prodotte. Il vecchio ciclo economico preindustriale m-d-m non è quindi più descrittivo della società capitalistica, il cui ciclo produttivo diviene meglio schematizzabile con un d-m-d (denaro-merce-denaro), più simile all’attuale modello circuitista, dove il capitalista investe denaro in merce per poter ottenere più denaro a fine ciclo produttivo. Per Marx il "plus" monetario, e cioè il plusvalore, non nasce nello scambio ma prima: nella produzione, laddove il capitalista ha la possibilità di comprare e usare una merce particolare, la cui caratteristica principale è quella di produrre valore: la merce umana. Lo stesso Marx parla, a conclusione, di ciclo D-D (denaro-denaro), dove cioè la merce, ivi compresa quella umana, sparisce dal ciclo produttivo e diventa una mera commodity, una specie di merchandising, un gadget in fondo estraneo al core business capitalista.

È chiaro che le considerazioni di Marx sono condivisibili nell'ambito di una moneta che implicitamente, il sistema aureo, "incorpora" il valore convenzionalmente stabilito e quindi implicitamente è proprietà del portatore (qui è necessario chiarire ai "meno attenti", è chiaramente un eufemismo canzonatorio, che l’atto di menzionare il sistema aureo NON ne implica l’apologia e soprattutto NON significa voler adottare il marginalismo soggettivista della scuola austriaca).

In un sistema monetario basato sul credito da emissione cosiddetta "ex nihilo", invece, non solo il concetto di valore viene alienato dall’essere un attributo del denaro in sé, spostandone la sostanza sul rapporto fiduciario tra emittente e accettante, ma lo stesso capitalista è defraudato, a mezzo della proprietà dei "mezzi di produzione" della moneta, di ciò di cui a sua volta già aveva defraudato il lavoratore.

Ora, secondo il sovranìsmo monetarista esogenista e contrattualista che impazza, se la proprietà di codesti mezzi di produzione della moneta è del sistema bancocratico, la dittatura viene detta della bancocrazia usuràia, mentre se la proprietà fosse, e non lo è mai stata, del portatore, allora la si chiama "dittatura del popolo" riprendendo ancora una volta parole di Marx, eccependo che secondo l’etica luteràna, che ovviamente "tutti" confonderanno con un teismo inaccettabilmente poco deista e con il dover essere kantiano, l'uomo non può che essere soggetto a depravazione radicale e corruzione totale, quindi non degno di tale immenso potere. Non direttamente, non in modo da non risultarne marxianamente alienato.

Il debito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato, - dispotico, costituzionale o repubblicano che sia (ndr) - imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita. Il credito pubblico diventa il credo del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato, al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico.”

 

note

  1. https://www.youtube.com/watch?v=2vFsPfHzvUc

  2. http://www.iskrae.eu/multinazionali-direttrice-creiamo-soldi-dal-nulla/