Stampa

Il debito pubblico è la ricchezza dei cittadini

Per quelli che pensano che “lo Stato siamo noi”, che il debito pubblico sia la ricchezza dei cittadini non è un fatto ma un assioma, anzi un dogma.

Ma le cose non stanno realmente in questo modo. Non è così per diversi motivi:

  1. Per una questione logica. Se lo Stato siamo noi, per proprietà transitiva il suo debito è nostro
  2. Per una questione giuridica. Lo Stato è un fantasma giuridico ossia un ente che ha la propria personalità che la distingue da tutte le altre persone, che siano fisiche o giuridiche. Questo tipo di enti, quando esercitano il diritto di proprietà, tutto possono fare tranne che godere del bene oggetto di proprietà
  3. Per un motivo meramente computistico

Il prof. Auriti si è ampiamente espresso riguardo ai primi due punti. È sufficiente leggere il suo libro, Il valore del diritto.

Circa il punto 3 possiamo provarci in questa sede. Per farlo occorre prendere confidenza con alcune terminologie mutuate dall’economia aziendale. I termini in questione sono “ROI” e “ROD”, acronimi che stanno ad indicare rispettivamente Return On Investment e Return On Debt, ossia indice di redditività del capitale investito e indice di onerosità del capitale preso in prestito.

Sia il ROI che il ROD, essendo degli indici, se espressi in percentuale indicheranno rispettivamente il tasso di rendimento del capitale investito e il tasso al quale viene prestato il denaro. Negli studi aziendalistici si afferma sempre che se il ROD è superiore al ROI non conviene fare impresa, in quanto risulterebbe che il costo del denaro preso in prestito è superiore alla rendita generata dall’impresa per prendere quel denaro in prestito.

Tornando al “debito pubblico che è una ricchezza dei cittadini”, questi ultimi e quei pochi che lo fanno, investono in TdS attraverso le Società finanziarie, le SGR, e le Banche autorizzate ad acquistare i TdS sul mercato primario. Gli stessi cittadini, per poter eseguire le predette operazioni, devono liquidare l’acquisto utilizzando la moneta messa a loro disposizione dal sistema di emissione. L’emissione avviene esclusivamente a debito, ossia qualcuno ha dovuto fare richiesta al monopolista (le banche). Questo significa che la collettività deve pagare per ottenere lo strumento monetario sia direttamente che indirettamente.

Tralasciando solo per un attimo la questione essenziale, ossia che lo strumento monetario deve essere reso disponibile per svolgere la funzione per cui è stato ideato, focalizziamo l’aspetto computistico. Fermandoci solo all’Italia scopriamo che le imprese e i cittadini quando si rivolgono al sistema bancario pagano per ottenere moneta i seguenti tassi medi(1) differenti per tipi di operazione, che non riporteremo tutte ma solo le più importanti:

  1. Apertura di credito in conto corrente oltre € 5.000,00: 8,74%
  2. Anticipi e sconti commerciali fino ad € 200.000,00: 5,24%
  3. Credito personale: 9,94%
  4. Credito revolving: 16,14%
  5. Cessione del quinto: 8,83%
  6. Mutuo ipotecario: 2,77%

Dall’altro lato della domanda di denaro si pone l’offerta del rendimento dei TdS dove quello più conosciuto, manco a dirlo il BTP, rende alla data del 29/06/2018 il 2,68%(2).

Riepilogando, i cittadini prendono in prestito ad un tasso che va dal 2,77% al 16,14% per investire su un titolo che rende il 2,68%? Quindi i cittadini vanno quasi pari grazie al mutuo e ci rimettono quasi il 14% in caso di credito revolving?

Non sembra proprio essere una ricchezza dei cittadini, la cartolarizzazione del debito pubblico! È più corretto dire che il debito pubblico è una ricchezza del sistema finanziario, non dei cittadini.

L’unica vera ricchezza dei cittadini è la proprietà popolare della moneta.


Per Scuola di Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”, Massimiliano Scorrano

30/06//2018


note

(1) https://www.miolegale.it/utilita/tabella-tassi-soglia-usura/
(2) http://finanza-mercati.ilsole24ore.com/quotazioni.php?QUOTE=GBITL10J.MTS